Lo scorso maggio con mia moglie andammo a fare una scampagnata e risalimmo piano una piacevole collina.
Il silenzio intorno, il vento fresco e il cinguettio degli uccellini, tutto era estremamente piacevole.
Arrivammo a una chiesetta con annesso convento. Una costruzione antica, isolata.
Ci sedemmo a riposare su una panchina proprio di fronte al piccolo convento. Fuori a giocherellare a pallone c’erano dei giovani seminaristi, che come ci fu detto da un frate erano all’ultimo anno del corrispondente liceo, diciottenni insomma, pronti per il diploma.
Potei notare che spesso si voltavano distratti a guardare mia moglie che, nei suoi 35 anni, era la tentazione piu’ forte che avevano mai avuto. Bella e soda, con un paio di cosce appene coperte da un vestito leggero, una bocca carnosa e uno sguardo da cagna, attirava l’attenzione di quei giovani che soffrivano da anni di privazioni, salvo sporadiche seghe fatte di nascosto. Potevo notare la loro eccitazione nelle tonache gonfie sul davanti.
Cominciai a fantasticare. Ecco cosa…
I giovani erano super eccitati, i loro membri a stento potevano essere contenuti sotto la tonaca scura, soprattutto quando mia moglie, seduta sulla panchina, comincio’ ad aprire e chiudere le gambe ritmicamente. Io mi ero allontanato dalla panchina e dalla loro parte potevo chiaramente distinguere le sue mutandine bianche ogni volta che spalancava le cosce. Lo faceva apposta? voleva provocarli? o forse semplicemente non ci pensava e ingenuamente faceva un movimento distratto.
Fatto sta che i giovani stavano impazzendo. Me ne rendevo conto e il massimo avvenne quando le comprai un cono gelato nel piccolo bar annesso. Succhiava avidamente quel gelato alla fragola, lo leccava, lo faceva scomparire nella bocca grande, sembrava volesse farlo arrivare alla gola, poi lo estraeva e riprendeva a leccarlo, mentre con uno sguardo biricchino guardava i giovani.
Capii che quella troia li voleva, li avrebbe soddisfatti tutti e dieci, compreso il frate. D’altra parte lei e’ originaria dei Caraibi, una donna calda e vogliosa.
A un mio cenno ci avviammo all’interno del convento, con la scusa di una visita. Arrivammo in una sala grande, dove erano accumulati vari paramenti, stoffe anche di un certo pregio, una sullaltra, per terra. La sala era piuttosto buia ,nell’ombra il viso di lei sembrava quello di una divinita’, rossa in viso, accesa dal desiderio di vedere quei giovani intorno a lei, ansiosi di possederla.
Leggeva nei loro occhi l’oscena voglia di riempirla del loro seme, dappertutto. Sentiva il loro ansimare che si confondeva col suo. Ora aveva la bocca dischiusa e i suoi denti bianchissimi fecero capolino in un sorriso luminoso, Si lecco’ le labbra, lentamente, mentre mi disse di sfilarle il vestito.
Lo feci subito e lasciai che quei giovani, messi a cerchio intorno a lei, l’ammirassero. I suoi seni piccoli e turgidi, le sue cosce calde e lisce, il suo monte di Venere coperto da una peluria nerissima e il suo bellissimo e sporgente culo. Gli occhi dei seminaristi percorrevano quelle curve con lo sguardo avido e lascivo. S soffermavano sulla profonda spaccata delle natiche, sui peli lisci e ordinati della figa, che aspettava di riceverli…
Seduto su una poltrona vicina, lessi nei loro sguardi il desiderio represso, la voglia di entrare dentro di lei, di riempire i suoi tre buchi con forza.
Feci cenno al frate che potevano cominciare, Lui si avvicino’ a lei. Un uomo sulla cinquantina, ma forte, alto, dal viso che denotava l’assenza di soddisfazioni sessuali chissa’ da quanto.
Le fece scendere le mutandine ai suoi piedi e le getto’ lontano, poi comincio’ a carezzarle i seni e i capezzoli, che si indurirono subito. La bacio’ in bocca, leccando quella lingua rosa, dolce e guizzante. L’accarezzo’ piano lungo le curve dei fianchi, mentre lei mi guardava come una cagna in calore. Il mio pene era gia’ duro e me lo tenevo con la mano.
La distese sul mucchio delle stoffe e, davanti a me e agli altri giovani, dovette possederla subito. Le splanco’ le cosce e la penetro’ senza riguardi. Il suo membro durissimo entro’ a fondo, fino alle palle, stantuffandola ferocemente. La teneva per le spalle mentre il suo cazzo entrava e usciva luccicante degli umori suoi e di mia moglie, che ansimava, si contorceva e gemeva con piccoli gridolini.
Nel frattempo tutti i giovani si erano denudati e la loro eccitazione era ben visibile. I loro membri dritti come bandiere non aspettavano altro che entrare dentro di lei.
Quando il frate ebbe finito, eiaculo’ dentro la sua figa con un ultimo colpo profondo e piu’ violento. Vari getti riempirono la sua vagina, uno dopo l’altro, fino a svuotarsi del tutto. Lo estrasse afflosciato ma soddisfatto.
Quando si fece da parte, uno dopo l’altro i giovani seminaristi la godettero con una furia che mi fece paura. La loro voglia era tanta e la presero anche contemporaneamente.
La possedettero in una doppia, mentre con la bocca soddisfaceva il membro di un altro giovane. Poi fece godere uno di loro col suo bel culo, nel quale vi entrarono anche altri, riempiendo il suo intestino del loro seme giovane e caldo.
Quando l’ebbero goduta piu’ volte tutti, dappertutto, la sua bocca era ancora piena , le sue cosce imbrattate, i peli della sua figa brillanti di sborra, i seni appiccicati.
Io ero venuto abbondantemente quando vidi uno dei giovani possederla dal di dietro. Schizzai per terra una enorme quantita’ di sborra, pensando a quanto era troia la mia giovane mogliettina e a quanto aveva fatto godere quei giovani che sarbbero potuto essere suoi figli.
Restai a godermi con lo sguardo quel corpo coperto dal seme di quei giovani e capii perche’ si chiamano seminaristi. Dopo varie ore lasciammo il convento e in macchina lei mi disse con un filo di voce “Non ho mai goduto tanto!”
Franco dice
Si, Alberto. Ho goduto tanto! ne ha preso di sborra dappertutto. Se lo meritava.
alberto dice
Che troiona che e tua moglie e peggio della mia……e tu hai goduto?
vincenzo cornuto dice
che invidia, anchio vorrei fare provare la stessa cosa a mia moglie
Mario dice
Zoccola!