Il mare la mattina mi ricarica. Ho ancora la tavola appoggiata sul cofano, la muta bagnata tirata giù a metà, il tabacco che brucia in bocca. L’ipnosi con il blu dell’orizzonte è interrotta dal telefono che squilla. É il mio amico irrequieto. “Spero sia importante, perché stavo sognando”.
“Smettila di fare il romantico, c’è una festa stasera, un attico, conosco la proprietaria, portiamo del whisky, c’è un ragazzo che suona la psy-trance, ti passo a prendere alle 11”
Che rotto in culo, volevo solo guardare le stelle dal terrazzo e scrivere. Però il whisky e la gente mi piacciono.
In doccia mi masturbo, non resisto.
È stata una bella giornata, tutto sommato. La mano destra scorre veloce sulla cappella, nella mia mente sono penetrato con un plug da dietro mentre mi tocco. Sono sotto la pioggia. Il mio seme, poi, si mischia con l’acqua. Mi asciugo e mi vesto. Scendo. Sfrecciamo in motorino. I pensieri rimbombano a ogni rosso dei semafori. É una bella casa, indubbiamente, la musica niente di che. Il whisky scozzese. Ne buttiamo giù quattro bicchieri prima di trasformarlo in sour per tutti.
Appoggiata al muro, con una mano occupata a reggere la sigaretta e l’altra a gesticolare mentre parla con una ragazza, c’è lei. La noto subito. Il colore dei suoi occhi é più bello di quello del mare alle 6.17 am. I suoi capelli, brillano, sembrano molto morbidi, vorrei tenerli forti mentre le lecco il collo. Il culo, un frutto maturo.
Entro nella loro conversazione, in poco tempo sembriamo essere dannatamente equilibrati, tutti e tre. Beviamo, fumiamo, ridiamo. Balliamo ma non troppo. Ci divertiamo a spostare gli oggetti della casa. A volte ci sfioriamo. Ci allontaniamo dalle persone, percepisco l’amica dirle una cosa all’orecchio, ridendo. Il sorriso che ricambia lei è un po’ tirato, lo si nota.
Troviamo una camera molto grande e arredata in stile moderno. Stiamo per entrarci tutti, ma non posso permetterlo. Mi giro, blocco l’amica, scusami, le dico sinceramente. Con le mani sulle sue spalle, la spingo dolcemente all’indietro, chiudo la porta. Mi giro verso di lei. Ha un nome spagnolo ma non é nata lì. La guardo trapassandola, il mio uccello gigante é chiaramente in gabbia, sento il sangue pulsare e scorrere come dentro a un rubinetto.
La bacio, con la lingua, io voglio te, e non sai quanto ti voglio, sono le uniche parole che mi escono. Le sfilo il maglione, i suoi seni schiacciati sul mio petto. Le stringo il culo, é davvero maturo. Lei mi tocca provocandomi piccole scosse nervose. Ha le mani liscissime. Io sono completamente nudo, lei ha solo le mutande. Voglio che rimanga così, per girarla di schiena, sbatterla al muro, e infilare la mia mano dentro, sentirla allagata.
Le strofino il clitoride in orizzontale, premendo forte e all’insù di tanto in tanto, mentre la mordo e la bacio in mezzo alle scapole. Il suo sguardo, quando ogni tanto si gira, un po’ morente un po’ incredibilmente lucido, é la cosa più bella che ho visto. Mettimi un dito nel culo, mi prega. Ci sputo sopra e lo faccio entrare e uscire, a velocità media. Basta poco e si gira di scatto. Tutta la sua bocca è sopra il mio pene, lo riempie praticamente tutto. Flebili colate di saliva accompagnano movimenti circolari di lingua, alternati a ingoi profondi. Il rumore mi eccita un sacco. Ci passa un dito sopra, lubrificandolo, ed é lei a mettermelo nel culo adesso. In quell’istante, penso che vorrei lei ogni giorno nella mia doccia.
La prendo per i fianchi e la alzo, le sue costole sono leggermente spigolose, mi piace. La butto nella cabina armadio, le lecco la pancia e il clitoride partendo da sotto, premo con la punta del mio cazzo sopra per pochi minuti, prima di entrarle completamente dentro. É buio, non ci vediamo, ma riusciamo a guardarci. Mi respira addosso con gemiti acuti. La scopo violentemente, esce fuori la veemenza con la quale avevo cercato una persona che mi rapisse così in tutto questo tempo. La sua vagina é bagnatissima, godo quando sono dentro ma anche quando esco per rientrare. Come le seghe più belle.
Mi spinge per terra, lo spazio è stretto, ma i nostri fisici si adatterebbero anche a una scatola. Sono sdraiato e lei con un movimento simile a un monta carichi, scende a gambe aperte sulla mia faccia. Mi sfiora ma senza farmi arrivare con la lingua. Si accarezza i capezzoli intanto. Si appoggia solo per farsela bagnare, poi si gira di schiena e inizia a scoparmi da seduta. Sentiamo delle persone entrare nella stanza, é la proprietaria che litiga con il fidanzato. Urlano. Lei mi tappa la bocca, continua a scoparmi dolcemente. Si tapperà anche la sua, penso. E invece usa l’altra mano per strusciarla sul clitoride. Pervertita. Dalla sua bocca escono dei versi strozzati, sta godendo tantissimo.
Le tolgo la mano dalla mia bocca, ti vengo sulla pancia, le sussurro. La giro sdraiandola e tempo 15 penetrate lascio che il mio sperma perda il controllo sul suo ombelico. Lei me lo accarezza, mentre mi bacia mordicchiandomi. Ci rivestiamo al volo, loro sono ancora lì che discutono. Sti cazzi penso, non resteremo qua dentro aspettando il momento opportuno stile film americano. Non stavamo rubando, dopo tutto. La prendo per mano, usciamo da lì, belle giacche comunque, mi lascio scappare con un sorrisetto. Mi accompagna a casa, avevo perso il mio amico, mi tocca un’ultima volta davanti al portone. Voglio stare con te, é apertamente felice nel dirlo. Non credo mi sfuggirai.
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