Fottutissimi centri commerciali! Chi ha un minimo di senso critico li chiama “non luoghi” e ha ragione da vendere. La gente gira intorno come su una perversa giostra, con la compulsione del “più spendi, più ti senti vivo”, senza capire che in realtà butta via il suo tempo, getta nel cesso minuti, ore, giorni preziosi, rari, dannatamente scarsi.
A questo pensavo l’altro pomeriggio, grondante sudore e bile, dopo due ore sprecate a comprare stronzate su stronzate (e pensare che ero uscita solo per due lenzuola e della frutta) e maledicendo chiunque mi venisse a tiro mentre cercavo di uscire da quel labirinto infernale. Praticamente un pomeriggio sprecato, se non fosse stato per Lui.
Sì, proprio nello stronzissimo centro commerciale. Lui, a dieci passi dalla liberatoria uscita. Lui, con quel baffo da omosessuale anni ’80, spalle non particolarmente possenti ma comunque atletico, fottutamente sexy con la camicia aperta più del necessario. Sudava il mio Lui, come me. Ma non era incazzato verso il mondo, anzi. Sorrideva… con un sorriso aperto e cordiale sorrideva proprio verso di me. Aveva incrociato il mio sguardo e continuava a fissarmi con un leggero ghigno ironico. Stronzetto, te lo faccio passare io quel sorrisetto da “falso boy scout che serve messa e incula passere” se mi capiti sotto mano!
Passo oltre, nonostante Lui mi avesse solleticato corde a riposo da troppo tempo. O meglio, cerco di passare oltre, totalmente immersa nelle mie nevrosi, se non fosse che lo stronzetto lascia cadere “inavvertitamente” una penna urtandomi, facendomi cadere le buste e raccogliendo il lapis perduto, attacca bottone: “Ti chiedo scusa…ero distratto; posso aiutarti a portare le buste se vuoi… a proposito io mi chiamo…”
”Commedia smelensa di serie z”, ho pensato, ormai con l’unico pensiero di tornare a casa, mangiare, ubriacarmi… e farmi magari il mio solito “giretto di consolazione” con Terenzio: un nome un po’ del cazzo da dare ad un vibratore, potranno pensare in molti, ma d’altronde era il nome dell’idiota che me lo aveva regalato, patetico individuo che si eccitava all’idea che il suo “oggettino del piacere” potesse darmi le gioie che non riusciva a darmi lui. Coglione marcio.
Attrazione fatale: il suo sguardo e il suo odore mi arrapavano
C’era qualcosa nello sguardo e nell’odore di Lui, qualcosa che mi aveva scosso e distratto dai miei pensieri d’odio puro verso il genere umano, qualcosa che andava molto al di là delle banalità che mi aveva detto , qualcosa – per farla breve – che mi arrapava da morire.
Non vi annoierò, riferendovi minuziosamente i bla bla bla di circostanza che due persone si dicono per portarsi a letto, quella marea di frasi senza senso che sentiamo di dover frapporre tra un’intenzione ed una scopata. Ecco, non vi annoierò con queste inutili e patetiche minuzie. Ma senza dubbio un racconto – con dovizia di particolari – di ciò che abbiamo fatto diventa necessario.
Le buste della spesa si sono trasformate in una passeggiata verso casa, una passeggiata lenta, lenta a causa del peso delle buste certo, ma anche a causa di un altro “pacco” che rallentava i movimenti.
Si, il mio Lui non vedeva l’ora di fottermi: di certo non immaginava che i ruoli in scena sarebbero stati leggermente diversi dalle sue aspettative. Entriamo in casa, prova a prendermi con fare deciso e mi bacia : lo lascio fare, “per ora rispettiamo il copione classico” mi dico.
Le sue mani bramose vanno oltre, avvinghiano violentemente il mio culo: mi guarda con fare dominante e mi sbatte sul letto. Si spoglia e strappa i miei vestiti senza troppi complimenti. Siamo entrambi completamente nudi. E’ il momento,mi dico. Lo guardo fissa negli occhi, mi avvicino al suo orecchio destro, lo mordo e gli sussurro dolcemente di chiudere gli occhi. Obbedisce, credendo di avere ancora lui il comando della situazione. Prendo delle calze nere e gli lego i polsi e lo imbavaglio: la cosa sembra eccitarlo, si divincola con finto ardore, come per accontentarmi in questa sorta di giochetto momentaneo.
Un foulard viola è lì apposta per ricordarmi che non bisogna dimenticarsi degli occhi: e così faccio, nel giro di pochi secondi è bendato. Rimangono le gambe: gli afferro violentemente le caviglie, che vengono anch’esse fissate senza ritegno ai piedi del letto con del fil di rame (quell’idiota di Terenzio e i suoi furti da straccione nelle stazioni).
La paura di essere dominato da una donna
C’è qualcosa in lui che cambia adesso: nel suo ansimare non c’è solo eccitazione, c’è un’altra emozione. C’è ansia. C’è paura dell’imprevisto, dell’incognito. Non una paura qualunque, però. Una paura inconscia, una paura tipica di molti uomini. Qui mi fermo, i tempi con relative pause hanno la loro importanza, un’importanza strategica direi. Questa pausa, questo silenzio totale comincia ad agitarlo sempre di più, lo rende furioso. Si dimena, mugola, prova a sbattere i piedi il mio povero Lui. Ancora silenzio da parte mia, perché la contemplazione è un piacere specifico, che non si può sciupare con le parole, è un’arte di attesa. Esco dalla stanza. Mi dirigo in bagno, per guardarmi allo specchio. Stronza, stronza, stronza mi ripeto! E rido, sfregandomi il clitoride, rido come la stronza perversa che sono. E’ davvero arrivato il momento, mi dico, e torno in camera dove lui sembra essersi nuovamente calmato. Respira con affanno, ma sembra abbia ripreso il controllo di se stesso.
Apro il cassetto. Quel cassetto. Prendo il Protagonista della Storia. O meglio il coprotagonista, perché la Protagonista vera sono io. Lui è un mio strumento di piacere. E’ il mio abito da nozze, che indosso come la sposina casta che un tempo ormai lontano sono stata. Aderisce bene alla mia vita, l’imbracatura è stabile ed “ergonomica” come aveva detto quel commesso così gentile. Sono pronta. Anzi no. La mia prima volta dev’essere immortalata, non ho una cazzo di telecamera, devo usare alla meglio la cam del mio computer.
Sono la Kubrick de noantri, mi dico, ma questo è il mio personale Eyes wide shut. Dedico il tempo sufficiente per trovare l’inquadratura giusta, ma chiaramente la qualità è quel che è. Non importa. Compensiamo in sceneggiatura. Che bel culo soffice che hai tesoro, che bel culo soffice! Good vibrations, è ora di trovare il tema musicale adatto. Sono un esteta, mio padre mi ha insegnato ad amare la musica classica. L’Arte, signori miei, rende tutto dannatamente sublime: si va di Ludovico Van, si va di Nona. Non tutta però: solo il Quarto Movimento. Ventiquattro minuti all’incirca basteranno, tutto ha il suo tempo, la sua durata, la sua perfezione all’interno di un tempo determinato. Il maestoso incipit sembra destare la mia Vittima Sacrificale. E’ stupito, si chiede che cazzo centri Ludovico Van, mi sa… Lo conosce senza dubbio, con quel baffetto il ragazzo mi sa di colto.
Sono pronta a penetrare il mio uomo
Cominciamo ad esplorare queste natiche: ventiquattro minuti sono sufficienti, ma vanno usati con giudizio. Le mie dita circumnavigano il paesaggio, le unghie ci affondano dentro. I peli del culo: li adoro, ma vanno strappati. Ah sì, un tentativo di urlo. Procediamo col fuoco. Quel bel candelabro dovrà privarsi della sua incantevole sposa. Anche lei vuole la sua parte nella commedia. La fiamma prende il suo sacrificio di peli anch’essa…”Freude, schöner Götterfunken Tochter aus Elysium, Wir betreten feuertrunken Himmlische, dein Heiligtum! …”.
Esile fiammella che ti spegni, sei tu l’anticamera del fusto di cera, che decide di andare al di là della superficie delle cose … ma entrare in profondità… “Deine Zauber binden wieder Was die Mode streng geteilt” … 1, 2, 3 cm di cera… Freude… 4, 5, 6 …Freude 7,8… no, basta….l’antipasto non deve togliere l’appetito … “Alle Menschen werden Brüder, Wo dein sanfter Flügel weilt”
E’ il momento del “vestito da sposa”, da “strap-posa”! Sono bagnata, sgocciolo copiosa… Quel culo, quel pene pendente, quella candela, Ludovico, Freude… Sì cazzo…. il ruspante cavaliere della mia imbracatura entra con il suo elmo… il ragazzo capisce, ma è troppo tardi… entra il collo dopo l’elmo… “Wem der große Wurf gelungen, Eines Freundes Freund zu sein; Wer ein holdes Weib errungen, Mische seinen Jubel ein!” … il corpo plastico del cavaliere ormai è dentro…. si dimena, si dimena… Dolore? Orgasmi? AHHH… Freude trinken alle Wesen An den Brüsten der Natur; OOHH OHHH… Alle Guten, alle Bösen Folgen ihrer Rosenspur… MMMM… Küsse gab sie uns und Reben… Einen Freund, geprüft im Tod… Oooohhh… Wollust ward dem Wurm gegeben… Und der Cherub steht vor Gott… Perdio… TUTTO, TUTTO, TUTTO FOTTUTAMENTE DENTRO… IL CORO… I CORI… GLI ANGELI… E’ UN INNO… DI… GIOIA… FREUDE, SCHÖNER GÖTTERFUNKEN TOCHTER AUS ELYSIUM,WIR BETRETEN FEUERTRUNKEN,HIMMLISCHE, DEIN HEILIGTUM! DEINE ZAUBER BINDEN WIEDER WAS DIE MODE STRENG GETEILT; ALLE MENSCHEN WERDEN BRÜDER,WO DEIN SANFTER FLÜGEL WEILT.
Ansimo… cazzo… a terra è un pantano di liquidi… lui si dimena come un indemoniato… non si ferma… non si ferma… è finita la musica… lo strapon è fuori dal suo culo… ma ancora ogni muscolo, ogni nervo vibra in modo sconvolgente. Mi preoccupo, lo slego. Caviglie, mani … tolgo infine il bavaglio… respira affannato… sbava… lentamente si calma… si gira… mi guarda… “Ancora cazzo, ANCORA!” mi urla felice e sfinito. Sorrido. Fuori già albeggia.
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