Marina ha compiuto 38 anni la scorsa settimana e come regalo ha voluto che la portassi in un agriturismo per il fine settimana. 38 anni portati divinamente, tanto che i due miei amici, proprietari del piccolo alberghetto, quando la conobbero si meravigliarono fortemente e scherzando vollero vedere la carta di identità. Marina per loro che ne avevano 28 passava come una coetanea. Ci fecero una bella accoglienza. Ospiti, oltre a noi due, c’erano stati fino al venerdi una famiglia e un professore che era partito proprio la mattina del nostro arrivo. Non avevano più accettato altri ospiti perché dovevano fare una ristrutturazione e noi eravamo gli ultimi clienti prima della sosta di un mese. Ci godevamo il sole del mattino e la colazione squisita dei nostri amici, che si premuravano con mille attenzioni. Chiesi loro se avessero ancora il cavallo per le passeggiate e loro me lo portarono subito perché lo montassi e facessi un giretto nei dintorni. Marina non volle montare…ma poi fu montata a turno dai due giovani. Quando mi allontanai, ebbi un certo rimpianto. Lasciavo la mia bella mogliettina a quei due, che sapevo essere stati sempre dei chiavoni. Tornai indietro e rimisi il cavallo nella stalla poco distante. Mi avviai a piedi dove avevo lasciato mia moglie. Me ne stetti a distanza per curiosità e mi nascosi tra il verde. I due amici stavano convincendo Marina ad assaggiare un liquore dolce che avevano fatto loro, solo un goccino. Marina sentivo che rifiutava educatamente, adducendo come scusa che lei regge poco l’alcool. “Ma dai, non ti avvelena mica!” ribadiva il mio amico e alla fine la convinse. Ne bevve un sorso, mentre le riempivano nuovamente il bicchierino. Sapevo che Marina non avrebbe retto a lungo. Dopo due bicchierini (il liquore era dolce ma forte), cominciò a ridere e a scherzare coi miei amici. Era solo un poco brilla, non ubriaca, ma allegrotta. Loro si erano tirati ai suoi lati con le loro sedie e le parlavano vicino. Lei continuava a ridere ed io captavo solo frasi smozzicate che Marina borbottava ridendo “ma dai…non è possibile…che dici?!…e se torna?…fate i bravi, su…”. Mentre lei diceva questo, i giovani a turno se la baciavano sul collo, poi pian piano si attaccavano alla sua bocca e le succhiavano la lingua. Sentivo quei mugolii che Marina faceva, esibendo la sua lingua e mi stava venendo incredibilmente duro. La palpavano sotto la camicetta, mentre si allontanavano con lei dentro del locale. Sentivo che lei si preoccupava che io tornassi all’improvviso. Ma quei caproni la fecero salire senza risponderle al primo piano, dove c’era la nostra stanza. Dopo averle tolto rapidamente la camicetta, mentre lei ancora rideva, le sfilarono la gonna e gli slip. Ora era nuda, tutta da godere. Io intanto ero riuscito a salire e mi ero messo a spiare dietro la porta. Sentivo le porcherie che le dicevano, mentre lei si lamentava tra una linguata e un’altra. Il mio cazzo sembrava esplodere. Me lo stavo già menando piano. Poi, vidi che l’avevano distesa di traverso sul lettone e, mentre uno la teneva per le mani al disopra della testa, all’indietro, l’altro le aveva allargato le cosce. Ora quei peli nerissimi e lucidi, rasati come una piccola striscia nel mezzo di quelle gambe tornite, fece rizzare quei cazzi duri dei miei amici. Il giovane che si trovava nel bel mezzo delle cosce, già grondava quel filo bavoso che precede di poco la sborrata, per cui lo infilò dentro lentamente ma in un sol colpo. Marina sussultò e si lamentò gemendo piano. Io, vedendo come la cavalcava e con quale forza spingeva dentro quella mazza di carne, schizzai sul pavimento borbottando “puttana”. Il giovane era vicino alla grande sborrata che giunse presto. Voleva far presto pensando che potessi tornare. Con due o tre colpi più profondi riempì la figa di Marina, lasciando che il seme scorresse dentro di lei fino all’ultima goccia. Era il turno dell’altro. Si invertirono le parti. Marina era rossa in viso e lo voleva anche lei subito. Prese il cazzo con la mano e se lo mise dentro, poi lo incitò a muoversi. Ebbe un orgasmo come non mai. La vidi spingere col ventre verso il cazzo del giovane, allargare di più le cosce già aperte, prendergli in bocca la lingua, poi l’inevitabile accadde. Lanciò un grido soffocato dalla lingua del giovane e godette quel fiume denso e bianco che intanto stava eruttando dentro di lei, con fiotti continui e ritmici. Il giovane si svuotò, poi entrambi si allontanarono. Lei prese in bocca il cazzo di uno dei due e lo pulì della sborra ancora gocciolante. Si alzò lentamente e andò a fare una doccia calda. Pochi minuti dopo, fingendo di tornare proprio in quel momento, salutai mia moglie che mi chiese “come è andata la cavalcata?”. Bene, risposi io e la tua? Lei mi guardò stupefatta, ma io le dissi “Tranquilla. Resterà tutto in famiglia. Ho visto come godevi. Faremo in tre per tutta la settimana quello che hai fatto solo con due poco fa” Mi abbracciò e mi baciò con la lingua. Sentii il sapore dello sperma anche lì…..
Lascia un commento