Sono un donna giovane di 28 anni, carina con un bel corpo e vi racconto una storia che mi e’ accaduta veramente. Da pochi anni mi ero laureata e da un po’ che frequentavo la chiesa xche’ mi faceva sentire meglio e da li conobbi un prete , un uomo di 55 anni non molto alto di corporatura media ma molto consistente. All’inizio quando lo conobbi provavo inquietudine ma poi incominciare a sentire qualcosa di diverso e forte verso di lui specialmente quando mi fissava con quei occhi profondo , ogni volta che entravo in chiesa. Volevo capire meglio cosa era questa cosa che sentivo e cosi’ un giorno me lo feci presentare da vicino da una donna piu’ grande di me che frequentava anche lei la chiesa, da vicno era molto gentile e aveva una voce piu’ dolce a differenza di quando svolgeva le messe,Cosi’ entrai nelle sue simpatie e incomiciammo a sentirci per telefono e durante le confessioni incominciai a capire che il mio corpo sentiva qualche forte atttrazione improvvisa verso di lui. Ma lui non si tiro’ indietro anzi quando percepi’ questa situazione in me mi invito’ ad un incontro piu’ privato e io accettai All’inizio pensavo che lui scherzasse quando mi aveva detto di recarmi per il nostro incontro. Ma il suo tono di voce, dall’altra parte della cornetta, era assolutamente serio, e sapevo che era già abbastanza eccitato e pieno di aspettativa .Arrivo’ il giorno dell’ incontro e quando arrivai in chiesa il suono dei miei tacchi sul pavimento si amplificava, riecheggiava, disperdendosi tutt’intorno. Sedute alla prima panca davanti all’altare stavano due vecchine piegate su di loro, bisbigliando preghiere con in mano il rosario. Le vetrare colorate, sulle quali erano ritratti in stile gotico la Santa Trinità, più numerosi martiri e santi, venivano colpite dalla luce del sole, che proiettava arcobaleni sfocati sulle piastrelle. C’era un clima di pace e serenità. E io mi sentivo così fuori posto lì dentro, così blasfema. Stavo facendo entrare il peccato nella casa del Signore. ammettere alcuna replica. Nè io feci molto per oppormi. Io rappresentavo la lussuria, lì dentro. In tutta la sua magnificenza. Lì dove si predicavano la castità, il matrimonio, la fede e la purezza del corpo e della mente, io varcavo la soglia vestita dei più sporchi pensieri, di tentazione, di desideri peccaminosi. Il cappotto invernale mi copriva del tutto e il collo era protetto dalla sciarpa. Lui aveva pensato ad un preciso abbigliamento,pudica e semplice. Percorrevo la navata in silenzio come lui mi avevo detto di fare, guardando il Cristo in Croce, fatto in legno, in alto sopra l’altare. Mi guardai intorno. Non c’era traccia di lui. Sapevo che era da qualche parte, Mi diressi al confessionale e mi ci chiusi dentro. Dall’altra parte non c’era nessuno, silenzio assoluto. Il cuore mi martellava in petto ed ero scossa da tremiti per tutto il corpo, non tanto per il freddo, quanto per l’agitazione. Ero in preda all’ansia ,secondo la mia visione e l’interpretazione, era un uomo molto esigente quando si trattava di mettere in pratica i suoi sogni erotici. Doveva essere tutto come aveva pianificato, la voce i discorsi per cell facevano capire molto. A un tratto sentii il rumore distinto della porta al di là del divisorio che si apriva. Un’ombra passò davanti alla grata. Qualcuno si sedette e chiuse accuratamente la porta. – Tu non devi ascoltarmi, capito? – si limitò a dirmi, deciso. Io assentii con la testa, trattenendo il fiato. – Devi solo fare tutto quello che ti dico. Feci di nuovo cenno di sì. Dalla mia bocca uscivano piccole nuvolette di vapore condensato. Osavo a stento respirare, tanto ero nervosa. Lui emise un sospiro di compiacimento. – Bellissima sei lo sai , noto in te qualcosa di nascosto ma bello e voglio capirti affondo e mi chiese se avevo mai pensato a lui in questi mesi e io rimasi perplessa in quel momento ma era la verita’ e gli dissi di si.. -Ora apri molto lentamente il cappotto, ma tienilo addosso. Io portai le mani coperte da un paio di guanti leggerissimi di pizzo al primo bottone e, con un colpo deciso ma lento, lo sfilai dall’asola. Accarezzai il tessuto pesante del cappotto, mentre mi accngevo ad aprire anche il secondo. Feci lo stesso con il terzo ed il quarto. Poi, con fare seducente, scostai i lembi del cappotto, in modo che potesse vedere il mio corpo. Lui ammirò il mio abbigliamento. Portavo dei jeans aderenti con un maglioncino aderente di color rosa, sotto un bel reggiseno nero un po’ trasparente e perizoma. Il suo respiro si era fatto affannoso, e a volte rantolava. Stava perdendo la testa. – Brava. Sei stata proprio brava. Sei proprio come ti volevo. – sussurrò. Poi si alzo’ ,si avvicino’, mi accarezzo’ i cappelli e le tempie mettendosi dietro di me mentre ero seduta e li mi passo una mano sopra la tua testa e piano piano scese sul collo, accarezzando la mia pelle tenera e morbida, sussurandomi: cosa senti ??? e io risposi : padre sento un calore e rilassamento , cosi’ lui mi alzo’ le braccia e con un movimento lento e piacevole mi alzo’ il maglioncino facedomi rimanere solo col reggiseno . La mia eccitazione era evidente tanto che si notavano i capezzoli ingrossati nel reggiseno trasparente, incomincio’ a toccarmi sui fianchi ,la vagina pulsare per l’eccitazione e presto sentii la vischiosità dei miei umori bagnarmi il perizoma e tutta la zona del perineo. Colavano, tanto ero eccitata. – Ora alzati e mettiti in posizione frontale verso di me e girati, allarga le gambe e appoggia le mani sulla sedia , cosi’ feci e cosi’ facendo mi sbottono’ i jeans che portavo e con molta destrezza li abbasso e rimasi per in quella posizione mostrando tutto il culo.L’ambiente era stretto, e la posizione era molto scomoda. Ma l’idea che la mia fighetta fradicia e il mio culetto fossero totalmente esposti alla sua vista mi faceva bagnare copiosamente. Lui se ne accorse e ghignò. – Sei proprio una troietta, una cagna vogliosa. Vorresti farti scopare tutta, non è vero? Vorresti farti montare dal mio cazzo duro, dillo. Io esitai, non sapendo se volesse davvero che parlassi o voleva solo insultarmi.. – Dillo – mi ordinò, sibilando. – Sì, è vero, vorrei farmi montare dal tuo cazzo – esclamai, vogliosa. – Ti piace, vero, lo vorresti spompinare? Io annuii. – Sì, sì, lo vorrei spompinare. Sentivo il rumore della sua mano che stava masturbando il suo attributo. – Avanti, dimmi che cosa vorresti fare con il mio cazzo in bocca, descrivimelo. Parla, puttanella. Il mio respiro era ansante e irregolare. Mi stavo eccitando da morire. – Vorrei prenderlo in bocca, spingerlo fino alla gola. Leccarlo tutto e succhiarlo. Vorrei passare la lingua sulla punta del tuo cazzo, baciarla e stuzzicare la cappella. Vorrei sentirlo riempirmi tutta la bocca con il suo spessore, sentirlo tutto per intero. Prenderlo in mano e leccare le palle gonfie e calde. La sua mano si agitava sempre di più sul suo membro, tra poco sarebbe venuto. quando si avvicino’ da dietro mi fece alzare e mi incomincio’ a toccarmi sul collo e a baciarmi sul collo e contemporaneamente e leccarli , poi mi tolse il reggiseno e mi fece girare e baciandomi il collo e scendendo sul petto e sui seni , mi piaceva un sacco era dolce ma sentivo che poteva essere anche molto violento.. Avevo i seni gonfi e alti per l’eccitazione e non riuscivo piu’ a controllarmi, lui li stringeva e li sollevava.,mi dovetti mordere la lingua per non cedere all’impulso di urlare. In quel momento lui mi disse. Adesso chiudi il cappotto, esci ed entra qui dove sono io. Io non me lo feci ripetere due volte. Mi chiusi stretto, stretto il giubbotto addosso e lo raggiunsi. Le vecchiette erano sparite, eravamo da soli, ora. Meglio ancora. Aprii la porta e lo vidi. Si era spogliato del tutto, i vestiti gettati a terra e il suo enorme cazzo svettante in mano. Avrei voluto farmi scopare subito. Lui però aveva ben altro in mente. Chiusi la porta per bene. mi fece appoggiare su un tavolino di legno piccolo con le gambe divaricate e aperte si abbasso’ e mi sposto il perizoma , incominciando a leccarmi tutta la fica bagnata , ero iin exstasy dopo circa un 10 min circa si alzo’ e mi infilo’ il suo cazzo bello duro nella fica con degli affondi molto lenti e profondi ,poi mi fece alzare e mi disse di girarmi e mi fece alzare una gamba sul tavolino Ringraziai mentalmente tutti gli anni passati a fare aerobica. Essendo molto flessbile, non ebbi problemi a mettermi in quel modo, mi infilo’ di nuovo il suo cazzo nella fica e mentre mi scopava in fica con una mano mi toccava i fianchi e mi stimolava l’ano con un movimento ondulatorio, ormai ero la sua cagna . – Brava, continua così., rilassati , ti piace mi diceva?? e io risposi: si molto padre continua non fermarti e lui mi rispose: Questa fighetta è ancora giovane, inesperta. Ha bisogno di un cazzo grosso per allargarsi.e cosi’ mi fece di nuovo girare e allargare le gambe e di nuovo si abbasso’ tra le mie gambe . Sentii la sua lingua umida e fresca sfiorarmi la figa, leccare i miei umori. – Che buon sapore che hai, mi disse, incomincio’ a metterti anche le dita e Quando le tolse da lì, fecero un rumore strano, come di risucchio, e sapevo che era il segno che ero eccitatissima. – Ora metti le dita in figa, bagnatele per bene e poi voglio che le metti nel tuo culetto. – Questo buchino è ancora vergine. Bisogna fare piano, non è vero? – disse lui, con fare suadente, e con una voce simile a quella che si usa con i bambini. Uno per uno, misi ogni dito nel culetto, in modo da fare lo stesso effetto della vasellina. Dopo che ebbi finito mi disse di stare fermissima. Lui avvicinò il viso al mio culetto, sentivo il suo respiro caldo e umido sulla pelle. Poi uscì la lingua e me la infilò dentro al buchino. Io emisi un gemito di piacere, sperando che nessuno mi avesse sentito, e cominciai a muovere il bacino in modo da aiutarlo. Il piacere che provavo era fortissimo. Non contento, mi mise più dita insieme in figa, senza preavviso, e cominciò a sditalinarmi per bene. Io mi muovevo in preda a forti pulsioni, mi girava la testa tanto ero eccitata. Sentivo le sue dita fare rumore nella mia fighetta, impregnandosi del mio nettare caldo. Aumentò il ritmo, mentre spingeva le dita sempre più a fondo. Io gemevo senza più controllarmi, desiderando soltanto che continuasse. Introdusse la lingua ancora un pochino nel mio buchetto e in quel momento venni copiosamente, sentendo i miei umori colarmi lungo le cosce. Ero bagnata fradicia. Ma non ero soddisfatta, volevo ancora quel piacere sublime, volevo provarlo di nuovo. .- Mettiti appoggiata alla porta e alza una gamba. Io mi misi in quella posizione, e appoggiai la gamba alla parete opposta. Lui si alzò, tenendo il cazzo duro in mano, lo mise alla fessurina della fighetta e lo fece entrare con forza. Era così grande che mi fece malissimo, ma mi piaceva quando mi prendeva in quel modo. Spinse il cazzo sempre più a fondo, facendomelo sentire tutto, riempiendo le pareti della mia fighetta. Era enorme, spesso e durissimo. Mi prese una tetta in una mano e cominciò a palparmela e stringerla forte nel palmo. – Ti piace troietta, vero? Ti piace sentire il mio cazzo nella tua figa, ammettilo. Io non fui capace di fare alro che assentire. – Sì, è vero, sì, mi piace tantissimo, ancora! – gemetti, senza freni. Lui cominciò a spingere più forte e più veloce, mentre i nostri genitali producevano dei rumori osceni scontrandosi l’uno contro l’altro. Le sue mani forti mi presero le natiche e le strinsero e questo mi fece letteralmente impazzire dal piacere. Puntellai le braccia alle pareti al mio fianco e spinsi il bacino un po’ in su e verso di lui, in modo che mi potesse impalare per bene. Lui spingeva con sempre più forza e a un ritmo sostenuto, emettendo grugniti ti eccitazione. Sentii che stava per venire e, infatti, lui uscì di scatto da me, si masturbò un pochino per non predere l’eccitazione e intimandomi di inginocchiarmi subito. Quando fu di nuovo pronto, prese il cazzo tra le mani e diresse il getto verso di me, schizzandomi tra i seni, nella bocca, sulla faccia. Il suo getto era caldo, bollente. Io lo ingoiai con ingordigia, voluttuosamente, cercando di non perderne neanche una goccia. Dopo averlo raccolto con la bocca e con le mani dal mio corpo, sapendo che gli piaceva quando glielo prendevo in bocca dopo una sborrata, circondai la sua verga con le labbra, ripulendo per bene la sua asta con la lingua e succhiandolo per tutta la sua lunghezza. Il suo membro divenne subito di nuovo duro. Mi prese i capelli con le mani, tenendoli stretti in modo che io non potessi muovermi. Poi cominciò a dare forti spinte verso la mia bocca, scopandomela, spingendomi il suo enorme cazzo fino in gola. Quei movimenti bruschi mi provocarono più volte uno senso di soffocamento e qualche sforzo di vomito, ma poi mi abituai e lo assecondai. Lui mi spingeva la testa contro la sua verga, per farla entrare ancora meglio. Cominciò a rantolare forte per il piacere. – Ah, sì, sì, ingoia troietta, ingoiamelo tutto, forza, senti come spinge. Ancora, ingoiamelo, ancora, ancora. Sì, sì, vengo, vengo! – urlò, in preda al piacere. In un attimo un altro fiotto di sborra calda mi inondò la bocca. Ne fece uscire così tanto che mi colò dagli angoli della labbra. Io la ingoiai per bene, gustandomela. Di nuovo mi chinai per raccogliere quella che era caduta sul pavimento. Lui si sedette sfinito, dopodichè riprendemmo fiato. Nel giro di cinque minuti ci eravamo rivestiti. Io uscii per prima, in modo da non destare sospetti nel caso ci fosse qualcuno. Per fortuna la chiesa era rimasta vuota. Se ci fosse stato qualcuno, avrebbe potuto sentire con facilità le nostre urla di piacere e i nostri gemiti. Stranamente, l’idea mi eccitò e mi fece pulsare la figa. Ma sapevo che, per quel giorno, avevo già ricevuto abbastanza. Dopo qualche momento uscì anche lui, con la sua veste da messa domenicale perfettamente in ordine. Non ci dicemmo niente, ci scambiammo solo uno sguardo di intesa. Poi io mi girai e mi diressi verso l’uscita.
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